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lunedì 4 febbraio 2008

COSENZA, DIECIMILA SEGNI DI SOLIDARIETA'. RIUSCITA LA MANIFESTAZIONE

Erano in diecimila a Cosenza a manifestare contro il processo a 13 esponenti della rete del Sud ribelle, imputati per associazione sovversiva per gli incidenti accaduti nel 2001 a Genova e Napoli. E come nel 2002 anche oggi il corteo si è concluso in una festa popolare alla quale non rimangono estranei neanche i cosentini.
In almeno diecimila, secondo le stesse fonti della Questura, si sono ritrovati alla stazione ferroviaria Vaglio Lise, per dare vita al corteo di protesta contro le richieste di condanna avanzate dal pm Domenico Fiordalisi per i 13 imputati del dibattimento, giunto alle battute conclusive.
Il luogo di ritrovo scelto dai promotori del movimento Liberi tutti e' lo stesso di sei anni fa, quando la protesta scatto' dopo gli arresti.
'Siamo sempre sovversivi', lo slogan usato stavolta e scritto sullo striscione che apre il corteo. Dietro migliaia di persone, rappresentanti istituzionali nazionali e locali, associazioni, movimenti, partiti, sindacati e anche gli ultras di alcune squadre di calcio. Ci sono alcuni imputati, tra cui il parlamentare del Prc Francesco Caruso e Luca Casarini. C'e' Heidi Giuliani, la madre di Carlo, il giovane ucciso a Genova durante il G8. Ci sono Oreste Scalzone e Silvia Baraldini; Vincenzo Miliucci, dell'esecutivo nazionale Cobas; Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, Vittorio Agnoletto, eurodeputato ed ex portavoce del Genova Social Forum, Salvatore Cannavò, deputato di Sinistra Critica presente anch'essa con uno striscione.
Anche la citta' non è restata indifferente. Non ci sono i banchetti organizzati nel 2002 per offrire ai manifestanti di allora (100 mila, sostennero gli organizzatori) dolci e piatti tipici. Ma come allora la gente assiste con simpatia, chi per strada, chi alla finestra, al corteo e viene coinvolta in canti e balli.
Caruso e Casarini sottolineano la grande solidarieta' dimostrata verso gli imputati. Per Cannavò la manifestazione è stata "importante perché ha dimostrato che nonostante il tentativo di intimidire e di piegare lotte e moviment, questi sia pure con minor forza rispetto a qualche anno fa non intendono andare a casa".

Al processo di Cosenza chiesti per Caruso, Casarini e Cirillo sei anni di reclusione. Per gli altri dieci imputati le pene richieste sono di tre anni e sei mesi e di due anni e tre mesi. L'accusa fondamentale è aver voluto costituire un gruppo sovversivo. Sostanzialmente, però, le condanne vengono richieste per aver organizzato le proteste contro il vertice G8 di Genova. A essere accusato è quindi tutto il movimento. Che ha già dato appuntamento a Cosenza il 2 febbraio per dire, ancora una volta e con qualunque governo in carica, che il "movimento non si processa"

"Bloccare un vertice politico, ma anche costituire un gruppo sovversivo. Era questo il programma di Caruso, Casarini, Cirillo e degli altri imputati'. Il Pm Domenico Fiordalisi non ha avuto dubbi ieri quando ha iniziato la sua requisitoria contro i 13 no global accusati di cospirazione politica e associazione sovversiva, in relazione ai gravi disordini avvenuti a Genova durante il G8 e la manifestazione di Napoli del 2001. Da qui le richieste di condanna per Francesco Caruso, parlamentare di rifondazione comunista, Luca Casarini e Francesco Cirillo. Per loro il pm ha chiesto sei anni di reclusione pi� altri tre di liberta vigilata.

Pi� sobrie le pene richieste per gli altri dieci dissidenti: tre anni e sei mesi per Lidia Azzarita, Alfonso De Vito, Michele Santagata, Anna Curcio, Antonino Campenn�, Salvatore Stasi e Peppe Fonzino e due anni e sei mesi per Vittoria Oliva, Claudio Dionesalvi ed Emiliano Cirillo. Tutti quanti sono accusati di aver fatto parte dell'organizzazione denominata "Rete del Sud ribelle" che avrebbe preparato, secondo il pm, gli incidenti accaduti durante il Global forum a Napoli ed il G8 di Genova.

La storia parte da lontano, dal 2002, quando la procura della repubblica di Cosenza firma gli arresti. Trecentocinquantanove pagine di ordinanza, 42 perquisizioni, 20 arresti, 22 persone indagate per il solo reato di associazione sovversiva. Per non parlare delle centinaia di uomini - poliziotti e carabinieri - impegnati nel blitz. Questa era la carta d'identit� dell'operazione scattata in una fredda notte del novembre 2002 a Cosenza, Taranto, Benevento, Viterbo e Catanzaro. Gli arrestati appartengono tutti ai movimenti No global, contro di loro l'ordinanza emessa dal gip di Cosenza Nadia Plastina. I reati contestati: per prima la cospirazione politica �al fine - scriveva il magistrato - di turbare l'esercizio delle funzioni di governo, effettuare propaganda sovversiva, sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nello Stato�. Si aggiungono: attentato contro organi costituzionali, porto di oggetti atti ad offendere, resistenza a pubblici ufficiali, invasione di edifici, propaganda sovversiva, istigazione a disobbedire alle leggi dell'ordine pubblico.

Accuse pesantissime che hanno portato al processo che si sta concludendo, a carico di sole tredici persone davanti alla corte di assise di Cosenza. Fiordalisi, nel corso della requisitoria, protrattasi per quasi sette ore, ha ricostruito, attraverso l'esame delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, la vicenda processuale basata sull'attivit� della Rete del sud ribelle. "'Si tratta - ha aggiunto Fiordalisi a proposito di alcune intercettazioni - di sollecitazioni pubbliche insistenti a far veicolare un messaggio di violenza". Al termine dell'udienza duro il commento di Luca Casarini: "Ho sempre considerato Fiordalisi una piccola persona miserabile dal punto di vista culturale e inquietante dal punto di vista psicologico e le sue richieste confermano questo giudizio".