Liberazione intervista Flavia D'Angeli
di Laura EduatiFlavia D'Angeli, 34 anni, due figli, professoressa precaria di lettere, candidata per Sinistra critica, movimento-associazione fuoriuscito da Rifondazione per ricostruire «una sinistra di classe e anticapitalista». Alla prospettiva di un magro successo elettorale, risponde: «Questo è il tempo della semina, non del raccolto». E, assicura, non seguirebbe mai Diliberto nella «famigerata costituente comunista» che il leader del Pdci vuole organizzare dopo il voto del 13 aprile, lasciando la Sinistra l'Arcobaleno: «Diliberto vuole salvarsi l'anima aggrappandosi alla falce e martello, ma non ha nessuna credibilità».
Come ti senti ad essere l'unica donna candidata premier, insieme con la Santanché?E' un po' triste che ci siano solo due donne candidate premier. Mi dispiace soprattutto che all'interno della Sinistra l' Arcobaleno non si sia dato sufficiente spazio alle donne in posizione da capolista, mentre Sinistra Critica presenta il 50% di donne in pole position .
Le aspettative di voto sono minime. E' ormai chiaro che non riuscirete ad entrare né alla Camera né tantomeno al Senato...E' una campagna difficile, scontiamo la debolezza di una sinistra che è voluta restare al governo con Prodi e con i poteri forti. Il nostro è un lavoro di ricostruzione, siamo un movimento nato appena tre mesi fa, il budget per la campagna elettorale si ferma a 20mila euro, eppure siamo soddisfatti dell'ascolto che stiamo riscontrando e dell'entusiasmo di molti militanti che vogliono costruire una sinistra anticapitalista. Per noi questo è il tempo della semina, non del raccolto. Sono certa che dopo il voto saremo più forti e continueremo a ricostruire.
Come farete a incidere sulle decisioni se non avrete una rappresentanza?Faremo politica come abbiamo sempre fatto, a prescindere dagli incarichi istituzionali. Le istituzioni sono importanti ma non necessarie per fare battaglia politica, basta vedere le lotte delle donne e dei lavoratori che hanno ottenuto in passato enormi risultati pur stando fuori del Palazzo. Il nostro ruolo è quello di costruire una sinistra al servizio del conflitto di classe e al servizio delle lotte dei movimenti che esistono in questo Paese.
Sinistra critica da corrente interna a Rifondazione ha deciso di rendersi autonoma dal partito perché contraria all'alleanza con Prodi. Ora, però, il gioco è cambiato e la Sinistra l'Arcobaleno non soltanto corre da sola ma starà all'opposizione. Escludete un apparentamento o comunque una sorta di complicità con la Sa nei prossimi mesi, visto che potrebbe andare verso un partito plurale e non monoblocco e dunque aperto anche alle criticità?Il nostro non è soltanto un problema tecnico, e cioè di apparentamento o meno, ma soprattutto di lettura della società. Rifondazione decise di candidarsi a governare la settima potenza industriale del mondo accanto ai poteri forti, e ora se la Sinistra corre da sola non è per sua volontà ma perché Veltroni ha deciso di rompere l'alleanza. Questo la dice lunga sui dirigenti della Sinistra l'Arcobaleno, che non hanno capito l'errore strategico di partecipare al governo. Bertinotti stesso auspica che, in futuro, si possa ricostruire un'alleanza con Veltroni per riportare a sinistra il Piddì. E a Roma la Sinistra l'Arcobaleno sostiene Rutelli alla poltrona di sindaco, mentre noi staremo all'opposizione. Io ho una grande stima per i militanti di Rifondazione ma credo sia impossibile costruire una sinistra anticapitalista e di classe su queste basi.
Non temete che il vostro diventi un ruolo di semplice testimonianza? Non credete che fare politica significhi anche sporcarsi le mani e magari accettare dei compromessi?Ho un'idea completamente diversa della politica, che non è soltanto quella di assumersi delle responsabilità sporcandosi le mani, ma restare coerenti su punti irrinunciabili come la lotta alla guerra e al sistema capitalista. I risultati non si ottengono mediando nel Palazzo ma lottando per i bisogni sociali. La politica non è arte della mediazione ma della partecipazione, della conflittualità sociale e della determinazione nei propri obiettivi. E non tutto è mediabile. Non c'è mediazione tra chi accoglie i migranti e chi li vuole cacciare, né esiste un punto mediano tra i precari e Confindustria o, ancora meno, tra guerra e pace. O stai da una parte o dall'altra.
Parli sempre di anticapitalismo, ma gli altri due slogan di Sinistra critica sono "femminismo" ed "ecologismo".Sì, rivendichiamo la falce e martello, simbolo di tante lotte operaie, ma crediamo in una sinistra nuova e aperta ai movimenti, con una lettura delle contraddizioni ambientali e di genere. Un esempio è la nostra opposizione all'Expo' di Milano, altro caso di contraddizione del Prc che a livello nazionale applaude alla vittoria dell'Italia contro Smirne ma poi, a livello locale, lotterà con noi contro la cementificazione selvaggia della città.
Sempre rimanendo a Milano, come reputi le parole di Tettamanzi a difesa dei diritti dei rom?La Chiesa è molto grande e comprende Tettamanzi, le cui parole mi sono piaciute, e persone come Fisichella o Ruini che vogliono normare il corpo delle donne. La Chiesa si occupi del sociale, dell'anima, e lasci stare lo Stato italiano,
Sei molto attiva nel movimento femminista.Da molto prima di iniziare il mio impegno politico. Non intendo certo rappresentare il movimento femminista perché questo deve essere e sentirsi autonomo, ma Sinistra critica porta nel proprio dna la difesa dei diritti delle donne. Vogliamo una società nuova dove le donne possano finalmente diventare protagoniste.
I pomodori e le uova a Ferrara?Ferrara è un uomo, e sottolineo: uomo, che pensa di ricacciare le donne nel dramma degli aborti clandestini. Dice che siamo delle assassine e che non siamo libere di scegliere. Perciò deve mettere nel conto che le donne si ribellino e gli tirino dei pomodori. Mi sembra il minimo che gli possa capitare.
Grazie alla par condicio nelle ultime settimane sei stata invitata a molte trasmissioni televisive. Per la prima volta, credo, ti trovi sotto i riflettori dei media mainstream. Che idea ti sei fatta?Ecco, devo dire che se la tv ci ha dato grande risalto, la carta stampata invece ci ha completamente snobbati. Soprattutto la stampa di sinistra. Questo vale anche per le trasmissioni tv più vicine alla sinistra: mi hanno invitato a "Porta a Porta" ma non a "Ballarò", appaio nel Tg1 ma non nel Tg3.
"La Stampa" anticipa il progetto di Diliberto: uscire dalla Sinistra Arcobaleno dopo il voto e organizzare una costituente comunista, una sorta di "Pci del Duemila". Ti attira?La famigerata costituente comunista...
Quindi nessuna simpatia...Ma come, usciamo da Rifondazione e dovremmo stare con chi sta a destra di Rifondazione? Ricordo che almeno Bertinotti riuscì a rompere col governo Prodi, mentre Diliberto non l'ha mai fatto. Peggio: vuole salvarsi l'anima aggrappandosi alla falce e martello ma ha votato il peggio di quello che si poteva votare a partire dalla guerra in Jugoslavia. Non ha nessuna credibilità. Almeno il progetto di Rifondazione è aperto e trasparente, quello di Diliberto è ipocrita. E, sicuramente, un sintomo della difficoltà della Sinistra Arcobaleno.
05/04/2008
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L'associazione
sabato 5 aprile 2008
"QUESTO E' IL TEMPO DELLA SEMINA. FAREMO OPPOSIZIONE OVUNQUE"
Pubblicato da Sinistra Critica Palermo alle sabato, aprile 05, 2008