Ricerca personalizzata

venerdì 16 maggio 2008

Il nuovo Berlusconi, una destra "nazional-sociale" che ci impone di ripensare l'opposizione

Il nuovo governo ha un profilo securitario e protezionista. E incide socialmente. Non serve contrastarlo con formule politiciste, come propone il Prc, ma con un programma politico adeguato, un rilancio dell'opposizione sociale e un suo nuovo modo di stare insieme. A partire dalla questione migranti.
di Salvatore CannavòIl governo Berlusconi si è dunque insediato ottenendo la fiducia, scontata, delle due Camere e annunciando più che un programma completo, solo i primi provvedimenti con cui intende dare il là alla sua azione. E’ bene iniziare a farci i conti – e il clima di xenofobia che si respira aiuta in questo senso – perché il quadro politico è senz’altro cambiato e la necessità di attrezzarsi per costruire l’opposizione a Berlusconi e alle destre è oggi importante tanto quanto il processo di costruzione di una nuova sinistra (anzi, come spieghiamo nei nostri “11 punti” è funzionale a questo). Ma quale opposizione, con chi, come e, soprattutto, a quali politiche e a quale governo?
Berlusconi IV si è presentato alle Camere con un profilo moderato e “buonista”: battute su Veltroni, disponibilità al dialogo e all’ascolto, sorrisi e pacche sulle spalle. Questa è senz’altro una novità rispetto ai governi precedenti e dimostra la volontà del leader Pdl di accreditarsi non più e non solo come politico a tutto campo – politico, peraltro, vincente – ma come Statista, in grado di lasciare una traccia nella storia del Paese. Dimostra però altre due cose molto più concrete e pragmatiche. In primo luogo, la voglia di attirare a sé l’opposizione parlamentare, di cooptarla e renderla meno aggressiva. Missione facile per Berlusconi, occorre dire, vista la disponibilità sfacciata dimostrata da Veltroni e l’atteggiamento supino che il Partito Democratico ha mostrato in aula e nel paese reale. Un approccio che cerca di recuperare la sconfitta verso l’area moderata nell’illusione che se si sarà più duri contro i migranti e i Rom, più liberisti in politica economica, più affidabili verso gli Usa in politica estera, più di destra di quanto lo sia stato il governo Prodi allora ci saranno nuove chance di vittoria la prossima volta. Senza vedere, invece, che proprio scimmiottando la destra e avallando la politica del “meno peggio” si è favorito proprio il peggio, fino ai pogrom antiRom.In questo senso non è certo “l’oppositore” D’Alema a rappresentare l’esistenza di un ripensamento o di un travaglio interno al Pd – come invece vuole credere fortemente Rifondazione e tutta la Sinistra Arcobaleno, Pdci in testa – semplicemente perché D’Alema è l’antesignano di quella politica e il suo schema resta del tutto interno a una logica politicista.In questo contesto, brilla la stella di Di Pietro che, al momento, si è accreditato come l’opposizione più forte e coerente in Parlamento (ed è tutto dire), recuperando lo spirito antiberlusconiano storico (Travaglio, la tv, il conflitto di interessi, le pendenze giudiziarie) con lo scopo di accrescere in forza politica ed elettorale. Il Pd, invece, continua a proseguire nella sua missione “bipartitica”, puntando a stabilizzare istituzionalmente il paese sull’alternanza secca Pd/Pdl e anche per questo pensa già a soglie di sbarramento per le prossime elezioni europee (che rappresenteranno la prima verifica dell’attuale assetto) non solo per impedire la ripresa di un voto a sinistra ma anche per ostacolare lo stesso Di Pietro e salvare così la propria rendita elettorale.Il secondo obiettivo di Berlusconi è invece quello di costituirsi un cuscinetto di mediazioni e di consensi a sinistra nel momento in cui dovrà dare avvio a una politica di austerità e di riduzione della spesa sociale. Da questo punto di vista la destra ha imparato la lezione del 2002-2003 quando sull’articolo 18 si trovò contro gran parte del paese e della sua stessa base sociale. Oggi, l’obiettivo è quello di fare proprio lo spirito della concertazione, cooptando anche i sindacati confederali molto propensi, del resto a farsi cooptare. In particolare la Cgil ha già scelto questa strada – facendo fuoco sul dissenso interno e cercando di isolare sul nascere un’opposizione più forte – con l’obiettivo piuttosto evidente di salvare la sua leadership sul base del riconoscimento di governo e Confindustria piuttosto che tramite un piano di lotte e vertenze nazionali.L'assalto securitarioI toni dolci di Berlusconi, il progetto concertativo, l’ambizione di evitare il muro contro muro con il Pd – in ballo c’è anche l’ambizione per il Quirinale – non devono però distogliere l’attenzione dal profilo politico che il governo sta scegliendo in queste ore, in queste settimane che, se avrà successo, potrebbe essere il suo profilo fondamentale. Con un gioco di parole, inquietante in verità, potremmo definirlo un profilo “nazional-sociale”, un modo originale, anche se in continuità con la destra nazionalista, di rispondere all’ansia da globalizzazione e di immaginare un’uscita a destra dalla crisi economica attuale. Le parole d’ordine sono chiare e sono rappresentate dai due ministri chiave di questa fase: Tremonti e Maroni. Da un lato si cerca di stabilire il principio che “se il mercato non ce la fa allora interviene lo Stato” e dall’altro che uno Stato efficiente è soprattutto uno Stato “sicuro” e dunque spietato contro rom e clandestini. Il mix di questi due concetti è dato dall’attacco che Tremonti ha sferrato a banchieri, petrolieri e stipendi d’oro (!) e dall’altro l’assalto, teleguidato dal governo, ai Rom. Sul piano sociale, la destra ha cominciato dalla conquista del consenso popolare – senza infastidire il capitale, sia chiaro – con la detassazione degli straordinari (cioè con qualche aumento, modesto ma reale, del potere d’acquisto dei lavoratori), l’abolizione dell’Ici sulla prima casa e con un piano che per ora non prevede tagli indigesti. A questo si combina una politica repressiva e securitaria sul tema dell’immigrazione, utilizzando i Rom, ancora una volta!, come valvola di sfogo di sentimenti di frustrazione e rabbia. Un mix micidiale che, come dimostra il caso di Ponticelli a Napoli, si insinua in profondità, anzi si è già insinuato, nei settori popolari, anche in quelli che hanno votato a sinistra o per il Partito democratico.I Forum dell'opposizione socialePer questo occorre comprendere velocemente la nuova fase e attrezzarsi a un’opposizione che non può essere di sola facciata o di propaganda, ma che deve avere il respiro lungo e la capacità di lavorare in profondità. Serviranno certamente manifestazioni di protesta e di reazione a questo spirito oscurantista e xenofobo ma serve un progetto di radicamento sociale di un certo spessore e un programma politico all’altezza della crisi complessiva delle società capitalistiche occidentali. Insomma, non uno scherzo.Fin qui, a sinistra, abbiamo assistito a un complicato – e, a nostro giudizio, inefficace – processo di autoanalisi in gran parte mirato a rese dei conti interne come dimostra il dibattito di Rifondazione. La quale, al momento, propone uno schema tutto politicista di opposizione a Berlusconi, centrato sul “coordinamento delle forze di sinistra”. Essendosi dimostrate, queste sinistre, del tutto incapaci non solo a contrastare le destre o a competere con il Pd ma soprattutto a capire e leggere il paese, non si capisce come il loro coordinamento possa aiutare in qualche cosa.Il punto è più denso e complesso e non sarà una formula o uno schema politico a risolverlo. Il punto è che si tratta di costruire un movimento reale di opposizione sociale che cominci da soggetti reali e da situazioni concrete con un programma radicale e netto. Per questo pensiamo che vada ripreso il rapporto tra quelle forze che in questi anni non hanno mollato l’opposizione nemmeno quando al governo c’era il centrosinistra – il cartello del 9 giugno - e hanno mantenuto un ancoraggio rigoroso ai contenuti e ai bisogni del moderno proletariato. Si tratta di ricominciare dal metodo dei “Patti di lavoro”, dei Forum sociali, dei comitati di scopo, per organizzare una campagna continuativa sui principali temi della fase. Innanzitutto, l’intreccio tra questione salariale, “carovita” e insicurezza sociale, l’unico che può contrastare la xenofobia montante. La questione dell’immigrazione va infatti connessa alla moderna questione di classe, alla composizione del lavoro salariato e/o precario e al nesso che deve sussistere tra lavoratori e lavoratrici in lotta per i propri bisogni a prescindere dalla loro cultura, etnia o colore della pelle. E’ un terreno da guadagnare perché lasciato del tutto sguarnito in anni di politiche sindacali neo-corporative e concertative. E’ il terreno su cui è possibile oggi provare a porre un freno alla barbarie e a ricostruire vere e proprie roccaforti, casematte di resistenza contro la destra e le politiche di austerità che la crisi globale impone.Pensiamo, dunque, che si debba ripartire da quell’intuizione che noi stessi lanciammo alcuni mesi fa, i “Forum dell’opposizione sociale”, a livello locale e nazionale, per costruire un fronte unitario di lotta.Un appuntamento antirazzistaOltre ai temi già squadernati sul tavolo ci sono anche alcune scadenze. Il Patto permanente contro la guerra ha già messo in agenda la venuta di Bush in Italia, il prossimo 11 giugno – e un appuntamento altrettanto importante, contro le basi militari, si preparando a Napoli il 2 giugno; il sindacalismo di base ha costruito l’importante appuntamento unitario del 17 maggio a Milano e nello stesso giorno c’è la manifestazione di Verona contro il neofascismo e l’intolleranza xenofoba. L’attualità e l’emergenza antirazzista dicono però che bisogna fare un salto di qualità sul tema immigrati e sul contrasto alla logica securitaria che il governo sta imponendo. Occorre organizzare una risposta non propagandistica, non semplicemente emotiva, ma razionale capace di generare germogli nel medio periodo. Come Sinistra Critica non possiamo che metterci al servizio di un processo reale che parta dal basso, magari costruendo nell’immediato un primo momento di confronto. Il nostro coordinamento nazionale del 25 maggio sarà l’occasione per precisare il nostro contributo a questa nuova fase della politica italiana ed europea.Salvatore Cannavò